Riflessione domenicale 5 aprile 2020 -Palme-

CI È DONATO IL CRISTO

Se per noi, quando eravamo embrioni non ancora venuti alla luce, non era intuibile la vita futura perché non ricevevamo nessun raggio di luce, non è così adesso, nella nostra vita terrena. Gesù è stato colui che ha portato il Cielo sulla terra e ha, per così dire, mescolato alla vita umana creata alla ricchezza dell’infinita eternità e grandezza di Dio Creatore. 

In questa settimana santa abbiamo l’occasione di ritornare a cogliere Gesù come il grande dono sconvolgente del Padre, che ha fatto della nostra vita la preparazione a quella senza fine, senza lacrime e senza dolore. 

Gesù il Cristo, il mandato, è il dono di Dio all’uomo.

Mi sono mai rivolto a Gesù come a un dono?

Gesù ha attraversato l’esperienza umana da Dio, aprendola così ad una speranza nuova, a una eredità che nessun virus e nessuna ruggine può corrompere. In Gesù abbiamo il dono di quel balsamo che è il suo amore per gli uomini, il suo Spirito di Vita e il Pane del cielo che nutre la nostra vita di figli del Padre.  

In Gesù la terra è connessa al cielo, l’uomo al suo Creatore. 

Gesù non se n’è andato lasciando a noi l’incombenza di accendere il fuoco della speranza: egli è realmente presente e suscita in noi il volere e l’operare. Anche in questi tempi ci si accorge che la luce della fede, la compagnia che nasce dall’amicizia di persone in cammino hanno una fonte, che è precisamente quel Dio che tante volte viene tacciato come assente, ma che in verità si rivela alle nostre coscienze e che chiede che noi possiamo essere il meno opachi possibile per rendergli testimonianza nel mondo.

In questa settimana santa come non mai abbiamo modo di fermarci e di lasciare che lo Spirito agisca in noi e ci faccia rinnamorare del Cristo, colui che ci ha uniti al Cielo, sapendo che così riceviamo luce e significato. Diverrà possibile per noi affiancandoci a lui nel suo cammino più decisivo: non già quello che l’ha fatto soffrire di più, ma quello che gli ha permesso di amarci fino alla fine e di comunicarci quanto gli stiamo a cuore.

Una volta che lo Spirito, da noi invocato incessantemente, ci darà il dono di innamorarci di Cristo e di fidarci di lui, scopriremo che questo nostro tempo presente è l’unica officina possibile per imparare a vivere con Dio e di Dio per sempre. Questo ci ha mostrato e insegnato Gesù facendo di tutta la sua vita una preparazione alla festa più bella, quella del ritorno al Padre, portandosi con sé tutti quanti noi. 

Morire non è la fine delle sofferenze presenti a prescindere: come potremo vedere la luce se qui non ci saremo preoccupati di formare bene i nostri occhi? Come cogliere il profumo della vita di Dio se ora non abbiamo sviluppato l’olfatto? 

È necessario che alla vita in Cristo, alla pienezza, vi giungiamo già amici di Dio, altrimenti saremo degli infelici in un mondo beato e immortale. Questo è il tempo di fare amicizia con Dio Padre, attraverso il nostro farci una cosa sola con il Cristo suo Figlio, suo dono per noi. 

Nelle nostre case in questi giorni ardono dei ceri e delle candele in segno di speranza: quando però un raggio di sole entra in una casa, la fiamma non attrae più così fortemente e la luce sfolgorante prende il sopravvento. Nella Settimana delle settimane ci vengono aperte le porte sul mistero grande che è l’unione della vita salda e immortale di Dio con la nostra esistenza terrena e mortale: l’ingresso del sole di Dio nelle fiammelle delle nostre vite. 

A noi è rivolto l’invito di varcare le porte di questa Settimana per sostarvi come coloro che desiderano fare amicizia con Dio, poiché entrare con lui nelle profondità della vita significa non uscirne uguali a prima, ma scoprendo di essere povera polvere innalzata al punto da poter stare senza vergogna al fianco di Dio; anzi, in Dio stesso. È un privilegio inedito, che nessuno ci aveva mai donato. 

dM