La posizione della Chiesa Italiana


Una riflessione sui fondamenti e senza polemiche


“Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale” chiude la comunicazione.

Prima di tutte le dialettiche e l’interlocuzione con la politica, credo che questa affermazione sia importante per noi cristiani.
Probabilmente a un certo punto ci verrà chiesto dalle istituzioni di agire in favore della povertà (sociale ed economica) nella quale ci troveremo e già ci troviamo (anche se non si è mai smesso di farlo). Non ci tireremo indietro perché questo atteggiamento non ci appartiene.
Dispiacerebbe però dover cominciare a farlo, senza aver prima ripreso a celebrare la Pasqua con la comunità.

L’affermazione dei nostri pastori suscita una riflessione dentro la comunità cristiana: la nostra identità primaria sgorga da ciò che celebriamo, non dalle attività caritative che sono frutto della relazione con Cristo. Noi siamo questo. “Dovrebbe essere chiaro”, ci dicono.

Questo è il punto fondamentale per un cristiano. La nostra identità non procede dal grest o da altre opere che facciamo, ma dal legame con Cristo.
Fa bene sentir dire dai nostri vescovi che senza Gesù celebrato nell’Eucaristia non possumus avere il nutrimento per accedere ai fratelli servendo il volto di Cristo in loro.
Non vedo in questo pronunciamento dei vescovi una reazione stizzita e infantilmente offesa, ma un’affermazione della nostra identità.

È un’occasione per ciascuno di dire a se stesso in quanto cristiano da che cosa muove la sua identità di uomo o donna nella fede. E poi di vivere una carità pratica cristianamente ispirata.