CI È CHIESTO IL DIGIUNO
Il male è nel mondo. Il male è in propagazione e sta contagiando tante persone. Giovanni Paolo II amava dire che il mondo con la sua storia è una grande parabola di cui Dio si serve per parlare agli uomini.
Questo per noi ha una conseguenza importante: ciò che sta succedendo ci sta parlando.
Non possiamo di certo affermare che questo sia un castigo di Dio per le nostre malefatte, a meno di non essere cristiani -eventualmente si tratta del frutto delle nostre azioni-. Da Dio non può venire il male: Egli fa sorgere il sole sui malvagi e sui buoni, fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5,45). Dobbiamo invece credere che attraverso questa vicenda, che ci tocca radicalmente e non tangenzialmente, il Creatore, il Datore della Vita, il Risorto, il Vincitore del male ci stia parlando.
Non è cristiano pensare che il male sia una forza uguale e opposta al bene, che a turno si contendono la scena del mondo. Il male è stato vinto da Dio, e il Bene trionfa.
Se il bene in Dio è sommo, è compiuto, nell’umanità necessita di essere scelto. Gli uomini creati liberi hanno ricevuto il mandato di scegliere il bene. Non va da sé; bisogna che l’uomo scelga e dica “Sia fatta la tua volontà”. Questo tempo ci sta insegnando che non è possibile lasciare che gli altri o alcuni scelgano il bene a nome di tutti; occorre che tutti scegliamo il bene. Occorre che viviamo la solidarietà non come vago sentimento di compassione ma come scelta operosa di bene a vantaggio di tutti e di ciascuno.
Per imparare a scegliere il bene ci è chiesto digiuno. Da secoli la Chiesa sapientemente lo indica come unico metodo all’altezza per imparare a fare discernimento, per riconoscere il bene e per maturare la libertà necessaria per sceglierlo senza condizioni e senza paura.
Anche in questo tempo, sia per il cammino quaresimale di fede sia per le vicissitudini storiche che stiamo vivendo non ci sono vaccini. Anche l’autorità civile idealmente si è unita all’appello ecclesiale del digiuno per poter sconfiggere il male. Mali fisici, mali morali; ma sempre di male si tratta.
Al momento non esistono vaccini; ci è chiesto il digiuno.
Nel libro del Qoelet leggiamo che c’è
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
[…]
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci (Qo 3,4-5).
Ci è chiesto il digiuno degli abbracci, della comunione con Dio e con i fratelli, il digiuno dei sorrisi facili, il digiuno dal consumare.
Digiuno per astenersi da tutta questa umanità illusa di essere in vita, in contatto, in relazione, e per ritrovarla -si spera- rinnovata, capace di scegliere il bene.
A noi, che pensavamo che astenersi dalle carni e dai dolci bastasse, è richiesto un digiuno per ritrovare il vero uomo che c’è in noi, formato a immagine e somiglianza di Dio.
A noi è chiesto oggi di salire sul monte con Gesù per godere della bellezza a cui siamo chiamati. È una bellezza non automatica, non acquistabile, ma che passa attraverso la fame e la sete generate dalla salita provata personalmente, non delegata e non delegabile.
È una salita che ci sta mettendo alla prova, che ci sta mettendo in ginocchio sotto tanti punti di vista. Ma che cosa conta davvero?
Tuttavia il sole e il cielo azzurro di quest’oggi sono il segno che questo travaglio ha un orizzonte preciso, che nulla ha a che fare con il senso di morte che ci pervade: il Bene splende, la Luce regna, Dio benedice e desidera portare a compimento tutto. Dio vede la sofferenza di chi chiude gli occhi a questo mondo, la professionalità di chi si prodiga nelle cure, l’impegno delle persone per imparare a scegliere il bene da compiere.
Siamo chiamati a digiunare per ritornare a essere uomini e donne a immagine di Dio, sentirci creature amate, che non hanno da comportarsi come se fossero i creatori e il centro di tutto; che non pensano solo a riempire la dispensa di casa, ma che si preoccupano di imparare a scegliere il bene con libertà e senza condizioni.
dM